venerdì 25 maggio 2012

Il fumetto

L’inaugurazione del fumetto è da far risalire al 5 gennaio 1896, quando sulle camicie da notte del bambino giallo (Yellow Kid) comparivano alcune scritte. Attraverso una successione di tempo il dialogo venne racchiuso nei “balloons" e nacquero così i veri fumetti.Da allora si è avuta un' evoluzione, che ha portato alla nascita di nuovi personaggi ed alla creazione di “meraviglie” ormai divenute veri e propri “imperi” anche economici: basta pensare alle realizzazioni del gruppo Disney, ai fumetti ed i cartoni che hanno affascinato intere generazioni di bambini, giovani e meno giovani.
Ma il fumetto non è un’arte realizzata per i piccini, ma appunto il “genere nel genere”: le vignette non devono sempre far ridere, ma possono provocare, possono essere utilizzate per lanciare “messaggi”, descrivere con metodo semplice e chiaro il contenuto di un “libro” (le molte uscite editoriali sulle civiltà umane, la “storia d’Italia”…).

La descrizione di un genere del fumetto, è un' impresa molto impegnativa. Non perché sia difficile capire gli eventuali contenuti e gli stili di disegno rilevati nel lavoro di “vignettisti”, ma perché è difficile il voler generalizzare un argomento così ampio (se ne potrebbero citare diverse, di “varianti” stilistiche e narrative): sarebbe cosa alquanto “restrittiva”, che porterebbe verso un’esposizione incompleta. Il limitarsi ad elencare quindi  le metodologie rappresentative universalmente utilizzate per il “genere” (se di “genere” si può parlare) credo che sia un incarico sostenibile e comunque un mezzo utile verso analisi soggettive che lascino poi al lettore (se autore di fumetti e vignette) un bagaglio importante per capire le più efficaci scelte di “forma”.

Nel saggio “Essay on Comic Art”, Will Eisner scrive: "La prima fase di ogni narrazione a fumetto è il testo. Non importa se è ordinatamente dattiloscritto o scarabocchiato . Senza un canovaccio, anche mentale, la storia non ha sviluppo. Anche un autore che scrive e illustra da solo le sue storie, è prima sceneggiatore e poi disegnatore". E poi arriva il disegno…

Il disegno, deve avere una struttura solida: i personaggi devono "stare in piedi"; la loro anatomia deve "funzionare". La prospettiva dev'essere esatta, così come i giochi di ombre e di luce. Insomma, è necessaria una certa conoscenza del disegno. La deformazione grottesca, l'esasperazione nello stile "Super Eroi", la sintetizzazione alla Hugo Pratt (o, nel disegno comico, alla Johnny Hart) possono avvenire solo quando si è già in grado di disegnare "accademicamente". Ispirarsi direttamente alla deformazione senza aver digerito "l'accademia" genera grafismi privi di struttura.

Le parole onomatopeiche

Le parole onomatopeiche, sono dei vocaboli che descrivono o suggeriscono suoni e rumori a imitazione di quelli reali.
Nelle vignette hanno il compito principale di richiamare alla mente del lettore delle sensazioni acustiche, ma la loro funzione è anche quella di essere elemento di supporto alla composizione pittorica del riquadro, oltre che alla maggiore espressività della vignetta. Nel fumetto vengono usate numerose parole onomatopee che si possono definire “convenzionali”, nel senso che per particolari rumori si usano sempre le stesse trascrizioni.
Ciò è dovuto a un motivo storico: la produzione dei fumetti europei e italiani è stata molto influenzata da quella americana, dove le parole onomatopeiche erano collocate fuori dalla nuvoletta. Sarebbe stato molto difficile, perciò, modificarle senza trasformare anche la vignetta. Si tradussero, allora, in italiano le parole delle nuvolette e si lasciarono inalterate le onomatopee che si affermarono come tali, per tacita “convenzione” dei disegnatori.
Del resto, visualizzavano efficacemente i rumori, derivando direttamente dai termini inglesi di origine onomatopeica essi stessi. E le parole onomatopeiche le rappresentano molto bene, ad esempio, il rumore rombante del motore (roaar, dall’inglese roar = rombo) e lo stridio delle gomme sull’asfalto (skreek, dall’inglese to screech = stridere); il fracasso delle assi di un ponte, che crollano nel fiume sottostante (kerash, dall’inglese to crash = crollare con fracasso); il rumore degli spari (bang bang, dall’inglese bang = colpo di fucile); il battere dei pugni il cui rumore, bump, viene dall’inglese bump = urto, colpo; e il rumore prodotto da una porta chiusa con violenza (slam, dall’inglese to slam = sbattere, chiudere violentemente).

I suoni inarticolati

I suoni inarticolati sono quelle parole che suggeriscono al lettore rumori e suoni prodotti dai vari personaggi per esprimere particolari stati d’animo (noia, rabbia), istintive reazioni a stimoli improvvisi (dolore), emozioni istantanee di fronte a situazioni eccezionali (paura, sbalordimento, soddisfazione).
Questi suoni, come le onomatopee, hanno anche la funzione di partecipare con gli altri elementi alla composizione e all’espressione della vignetta.
OOPS!: è il suono emesso da un personaggio quando inciampa;
BZZ-BZZ… PSS…: sono suoni usati per indicare che un personaggio sta bisbigliando qualcosa all’orecchio di un altro;
OUCK!: è il suono di quando si riceve un colpo;
GRRR!: è il suono che esprime un sentimento di rabbia repressa e di aggressività;
PUF! PUF! PANT! PANT !: sono i suoni dell’affanno e della corsa;
ZZZ… ZZZ…: è il suono del dormire e del russare;
HIC!: è il rumore del singhiozzo, a volte è il singulto dell’ubriaco ed è accompagnato dalla metafora dei cerchiolini;
SOB!: è il suono del pianto moderato (nel caso del pianto di un neonato diventa UEHHH!);
SIGH!: è il suono che indica delusione, ma qualche volta anche commozione e singhiozzo;
GASP!: questo suono può indicare rabbia contenuta o constatazione di un dato di fatto di fronte al quale si è impotenti;
TSK… TSK…: è il suono prodotto da chi si dà molte arie e si sente superiore.



I Baloons
I baloons (sostituiti anche da "Vignette") dei disegni che sono utilizzati nei fumetti sui personaggi per farli "parlare" con altri.Nel corso degli anni hanno subito delle  "variazioni". I personaggi "parlavano" già dal primo fumetto "Yellow Kid" dove parlava attraverso il suo "pigiama", la lingua era: Americana e Tedesca

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